L’economia circolare è un modello economico che mira alla sostenibilità, ripensando in maniera innovativa all’intero ciclo di produzione e consumo. L’obiettivo è la riduzione dei rifiuti tramite l’estensione della vita dei prodotti.
In un articolo precedente abbiamo parlato di quali siano i principi dell’economia circolare, ma – come si suol dire – tra il dire e fare c’è di mezzo il mare. Come possono essere applicate queste teorie? Quali casi possiamo vedere come esempi di economia circolare ben applicata?
L’up-cycling come mezzo dell’economia circolare
I migliori esempi di economia circolare partono dal principio dell’up-cycling. L’up-cycling è un processo tramite il quale i materiali di scarto vengono riutilizzati in maniera creativa. In questo modo si crea un valore maggiore rispetto a quello del materiale utilizzato. Insomma, lo scarto di qualcuno può essere un tesoro da reimpiegare per qualcun altro.
L’up-cycling, ancora più del riciclo, riduce i costi ambientali ed economici della produzione di nuovi oggetti. Inoltre, si tratta di una modalità che puoi fare tua anche a casa: è sufficiente googlare “up-cycling” per trovare molte idee su cosa possa essere realizzato con i materiali di scarto.
Ma come è possibile applicare questo principio alle aziende? Esistono molti esempi virtuosi, che sono persino raccolti in un “Atlante dell’economia circolare”, un progetto voluto dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali e da Erion, un multi-consorzio per la raccolta di rifiuti elettronici. L’Atlante raccoglie in una piattaforma online svariati esempi di economia circolare nel territorio nazionale.
La storia di Favini e delle sue carte ecologiche
Tra gli esempi di economia circolare spicca la storia di Favini, azienda specializzata nel packaging e nella produzione cartotecnica. Quest’azienda ha adottato a pieno il principio dell’up-cycling, utilizzando scarti di diverso tipo per la produzione di carta ecologica. Ad esempio, la carta Crush viene realizzata con l’impiego degli scarti di prodotti agro-alimentari e di origine naturale, come i noccioli di ciliegia, le scorze delle arance, i resti delle pannocchie, i fiori di lavanda e molti altri.
Questo meccanismo è possibile anche grazie alla simbiosi industriale, ossia la cooperazione tra stabilimenti diversi per riutilizzare gli scarti industriali. Un esempio di ciò è quanto avviene tra Favini e le aziende che producono caffè. Una volta raccolto, il chicco di caffè viene innanzitutto tostato per essere poi macinato. Durante la tostatura, una pellicola argentea che riveste il cicco, detta appunto silverskin, si separa e viene spesso gettato. In realtà, la silverskin può essere riutilizzata per vari scopi: può essere utile nel realizzare pannelli per l’isolamento acustico, può servire per estrarre materiali utili alla produzione di cosmetici ma, appunto come realizzato da Favini, può divenire anche una componente per la realizzazione della carta.
Favini ha impiegato, nel corso della sua storia, diversi materiali originali da cui possono essere ricavate componenti per la realizzazione della carta. Tra gli esempi di economia circolare offerti dall’azienda, infatti, si possono trovare anche Remake, una carta realizzata con gli scarti della lavorazione del cuoio e della pelle, e Alga Carta, che impiega le alghe che proliferano nella laguna di Venezia.
Altri esempi di economia circolare: dai tessuti di agrumi ai funghi nati dal caffè
L’azienda citata è soltanto una delle molte virtuose rientrate nell’Atlante. Sono molte, infatti, le aziende che meriterebbero di essere citate per il loro impegno. Ci accontentiamo però di portare soltanto altri pochi esempi.
Ti sei mai chiesto di che cosa sono costituiti i vestiti che indossi? In alcuni casi potrebbero essere composti nientemeno che da… agrumi. Infatti, l’azienda OrangeFiber ha trovato il modo di reimpiegare gli scarti della produzione di succhi di frutta, utilizzandoli per costruire dei prodotti tessili che sono richiesti oggi anche da grandi marche di vestiario, come H&M e Salvatore Ferragamo.
Una fattoria urbana in Toscana, invece, Circular Farm, ha ideato il progetto Funghi Espresso, con l’obiettivo di donare nuova vita agli scarti di un altro dei prodotti maggiormente consumati nel nostro paese, ossia il caffè. Funghi Espresso, infatti, è un’iniziativa che si propone di coltivare funghi a partire dai fondi di caffè, che costituiscono ottimi fertilizzanti. In questo caso, la materia prima, ossia i rimasugli del caffè, viene recuperata direttamente dai bar limitrofi alla fattoria. Questo progetto non solo trova un impiego per il prodotto di scarto del nostro consumo quotidiano di caffeina, ma la coltivazione del fungo nel caffè presenta anche dei vantaggi sul prodotto finale: ovviamente, il caffè non contamina il sapore dei funghi, ma grazie alle sue proprietà come terriccio li rende più carnosi e profumati.
Insomma, sono molti gli esempi di economia circolare da cui trarre ispirazione. Aziende diverse, appartenenti a settori tra loro variegati, si stanno attivando sempre di più per fare la loro parte nella difesa dell’ambiente e nella creazione di cicli di produzione e consumo sostenibili.
Speriamo quindi che questo articolo possa ispirare anche altre realtà aziendali a implementare progetti di innovazione del prodotto sempre più green.