Economia Circolare: come ridurre gli sprechi di materie prime?

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La sostenibilità della produzione è un tema sempre più caldo al giorno d’oggi e, per questo motivo, dobbiamo impegnarci a ridurre al minimo il nostro impatto ambientale. Ogni produzione comporta delle conseguenze sull’ambiente, perché richiede il consumo di materie prime e causa inquinamento.

Una delle soluzioni da adottare perché la traccia umana sull’ambiente sia moderata è l’economia circolare, un modello economico pensato per favorire l’ecosostenibilità. È proprio grazie a questa teoria economica che si arriva a limitare il dispendio di materiali ed energie e si supera il modello precedente, quello dell’economia lineare.

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Cosa non funzionava precedentemente: l’economia lineare

L’economia lineare è semplice da comprendere, appunto perché segue una singola traiettoria, dalla produzione alla dismissione dei suoi prodotti. Questo modello, infatti, prevede che si impieghino risorse materiali ed energetiche per la produzione di un prodotto. Questo prodotto viene poi distribuito e consumato. Infine, alla fine del proprio ciclo di vita, viene semplicemente scartato.

Perché questo tipo di procedimento è problematico per l’ambiente? Innanzitutto, lo sfruttamento intensivo di materie prime e fonti energetiche non rinnovabili fa sì che, prima o dopo, ci troveremo privati di questi elementi. È il caso, ad esempio, dell’acqua dolce, cioè quella che possiamo effettivamente impiegare: le riserve idriche sono limitate e la riduzione della loro disponibilità le rende sempre più preziose.

Inoltre, le azioni dell’uomo si stanno riflettendo sul clima, causando non pochi problemi alla natura che ci circonda: la progressiva deforestazione sta portando molti animali all’estinzione, l’assottigliamento dello strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni solari -il cosiddetto “buco dell’ozono” – causa l’aumento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacciai, e saremo noi stessi a risentire dell’inquinamento che causiamo, a causa degli eventi atmosferici anomali che provochiamo.

Ogni fase, dalla produzione allo smaltimento, comporta dei costi in termini ambientali, di cui spesso siamo ignari. Inoltre, tutti i settori produttivi sono coinvolti: alimentare, tessile, edile, cosmetico, ecc. Insomma, nessuna delle azioni che compiamo è priva di conseguenze, anche quando ci sembra di fare qualcosa di innocuo, come comprare della carne per cena, togliere il make-up con dischetti in cotone monouso o acquistare un detersivo non naturale.

Cosa propone l’economia circolare

L’economia circolare è un tipo di economia pensata per rigenerarsi da sola, con cicli produttivi innovativi. Cosa significa? In questo tipo di economia l’obiettivo è quello di ridurre il consumo di materie prime, riutilizzandole più volte, anziché ricorrere alla sostituzione immediata del prodotto, in modo da non sprecare l’energia impiegata nella produzione. Inoltre, terminato il ciclo di vita, viene auspicato il riciclo degli scarti.

In ulteriori articoli porteremo esempi di come si possa applicare l’economia circolare e ne approfondiremo alcuni aspetti, ad esempio quello dell’up-cycling. Per il momento, cerchiamo di capire di cosa si tratta. L’economia circolare difende l’ambiente perché porta alla riduzione dei consumi. Tradizionalmente, siamo abituati a vivere all’insegna del consumismo: per esempio, se oggi i tuoi jeans si strappassero, tenderesti probabilmente a gettarli via e sostituirli. Per i principi dell’economia circolare, invece, il primo passo sarebbe rammendarli, e se proprio questo non fosse possibile, potresti convertirli a diverso uso, ad esempio ricucendoli per farne una nuova borsa alla moda. Se provi ad immaginare questo proposito applicato ad un contesto più ampio, è facile immaginare come l’economia circolare contribuisca al fine di preservare l’ambiente.

Quali sono i principi guida di un’economia circolare

Vediamo quindi di chiarire quale tipo di ciclo produttivo è proposto. Innanzitutto, i prodotti dovrebbero essere progettati per avere lunga vita, ed essere quindi facilmente aggiornabili e riparabili. Inoltre, per la loro costruzione dovrebbero essere impiegate risorse rinnovabili o ricavate dal riciclo di altri prodotti.

Per evitare sprechi ed estendere il ciclo vitale dei prodotti, è utile fornire servizi o beni in comodato d’uso anziché vendere prodotti che, dopo un breve utilizzo, verranno gettati via. Allo stesso fine contribuiscono tutte quelle piattaforme che permettono la condivisione tra utenti, favorendo la cosiddetta sharing economy, sempre più in crescita (ad esempio, i siti per la vendita di prodotti usati, come Subito.it o eBay, ma anche quelli dedicati al car pooling, come proposto da BlaBlaCar).

Infine, al termine della vita del prodotto, è bene riciclarlo nella maniera più corretta per non incidere sull’ambiente. L’ideale, per questo fine, sarebbe disporre di prodotti biodegradabili. I materiali biodegradabili sono quelli che, una volta terminata la loro funzione, sono facilmente decomposti, grazie all’azione di componenti fisiche (batteri, piante, sole o acqua, solitamente).

Talvolta però c’è confusione su cosa ciò significhi. Ad esempio, alcuni tipi di plastica sono considerati biodegradabili perché possono essere distrutti da microbi, ma perché la loro azione sia efficiente è comunque necessaria una temperatura estremamente elevata, che può essere ottenuta solo con il riciclo della plastica e il suo trasferimento in impianti di compostaggio specifici. Se invece queste plastiche sono disperse nell’ambiente richiedono comunque centinaia di anni per la decomposizione.

Economia circolare sfera foresta

L’economia circolare è un obiettivo da raggiungere anche nella distribuzione automatica

World-Matic cerca di supportare l’applicazione dei principi dell’economia circolare anche al settore dei distributori automatici. La tutela dell’ambiente, infatti, non può che essere un tema fondamentale in un ambito che in passato ha fortemente contribuito all’impiego di plastica monouso.

Oggi, grazie alle innovazioni presenti sul mercato, è possibile fornire bicchierini in materiali riciclati, come ad esempio l’rPET, e altamente riciclabili, di origine vegetale. Inoltre, anche le capsule del caffè possono trovare nuovo impiego, venendo convertite in pellet per stufe.

Queste sono soltanto alcuni esempi di come questo settore si stia adattando al cambiamento, ripensando i materiali e i cicli di produzione impiegati.

Il problema del cambiamento climatico coinvolge ognuno di noi. Non ci si può quindi esimere dal fare la propria parte nel cercare di contrastarlo. Proprio per la loro diffusione su larga scala, le vending machine hanno il potere di diventare agenti attivi del cambiamento verso un consumo sostenibile ed eco-friendly.

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